Se si entra in una terza classe del liceo scientifico Piero Bottoni di Milano, non dovete stupirvi di vedere gli studenti smanettare con il cellulare in mano. Stanno facendo lezione di fisica con il professor Alberto Martelli. "Lo smartphone si è dimostrato uno strumento didattico straordinario - dichiara il docente - direi indispensabile. Quando studiamo il moto dei corpi, faccio riprendere con la videocamera del telefonino l'oggetto che si sposta, poi con un apposito software facciamo tutte le misurazioni". Lo stesso accade all'istituto tecnico Peano di Torino. "Lo faccio lasciare sul banco a disposizione, al pari di un quaderno o un libro. E chiedo di utilizzarlo per la ricerca delle parole o per la lettura di un testo" spiega Maria Rosa Quaglia, insegnante di italiano e responsabile della biblioteca.
Ma non tutti sono d'accordo. Il senatore Andrea Cangini ha promosso un'indagine sugli abusi digitali. "Tutti gli esperti che stiamo ascoltando - ammonisce il parlamentare - concordano sul rischio di danni irreversibili su bambini e adolescenti: io credo che sarebbe opportuno introdurre un divieto assoluto di uso dello smartphone per i minori di 14 anni. Non solo nella scuola. Nella vita". La spiegazione è che l'uso eccessivo del tablet farebbe perdere un po' alla volta le facoltà classiche dell'intelligenza umana: memoria, spirito critico, attenzione, comprensione delle cose. Il cervello è un muscolo che, sottoutilizzato, perderebbe elasticità e quindi capacità di elaborazione.
Non si hanno certezze su chi abbia ragione tra le due scuole di pensiero. Di sicuro c'è che, se da una parte la tecnologia è utile ai fini pratici della vita quotidiana, dall'altra è vero anche che sono sempre di più i ragazzi che non sanno più tenere una penna in mano.
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